Come direbbe la tradizione zen
questi sono gli “spiriti guida”
per cittadini/operatori “sognatori-combattenti” :
•Lo spirito del rispetto (rei no kokoro)
(rispetto per chi ci ha preceduto e insegnato, per chi condivide la strada insieme a noi, per chi verrà dopo di noi!)
• Il non profitto (mushotoku)
(essere “veramente” in quello che si fa, qui ed ora, senza “preoccuparsi” del risultato! …è la “via” l’importante…non il punto d’arrivo)
•Insieme per progredire (jita kyo ei)
(chi è che dà ? chi è che riceve?)
•Pensare al di là del pensiero (hishiryo)
(l’intuizione e l’azione devono sgorgare nel medesimo istante! Al di là della tecnica …“il cuore” !)
•Mantenere la “mente” (spirito) del principiante (shoshin)
(nella mente del principiante ci sono molte possibilità, in quella dell’esperto …poche!)
Dott. Giorgio Schiappacasse
Dipartimento delle Dipendenze ASL 3 GenoveseU.O. Ser.T. Centro Levante
1971 l’handicap fuori dalla riserva
1981 integrazione sociale
1991 inclusione sociale
2001 coesione sociale
2011 convenzione Onu art.12 “ Per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva
partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri.”
40 anni di Storia che ci hanno portato in estrema sintesi da lavorare PER a lavorare CON, da un approccio che partiva da una visione sanitaria,ad un approccio che parte dal benessere dei territori e dalla tutela dei diritti dei Cittadini .
Quando lavoravamo PER, l’associazione era un’isola,(sempre più bella delle altre ) il genitore si affidava,la PcD parlava tramite gli operatori l’Ente locale divideva e imperava e così facendo teneva basso lo scontro sociale legato alle nostre tematiche, la Politica era “ altro “ dalle associazioni e tutti c’illudevamo di poter delegare ad altri questo ruolo… anche la psichiatria era altro…la rete era dei pescatori , le equipe erano…disciplinari e i familiari utenti .
Tra l’affermare la scelta del lavorare CON e l’attuarla, ne passa,stiamo iniziando a percorrere questa nuova pista e la crisi economica ha contribuito a farcela imboccare, volenti o nolenti,una bella sfida un’affascinante avventura.
Nei nostri zaini abbiamo messo : il territorio come luogo della prossimità alle famiglie e luogo d’accoglienza
I cittadini come primi attori del benessere sociale della comunità
Le associazioni in rete per la tutela dei diritti e la promozione di servizi innovativi
Le cooperative per la loro gestione
Le fondazioni di prossimità nuove realtà di riferimento sui territori,complementari ai ruoli degli altri attori sociali (associazioni,cooperative,enti locali )
Stiamo imparando che l’equipe multidisciplinare accoglie anche professionisti inusuali per il vecchio sociale : commercialisti,avvocati,economisti
Che dal mondo della psichiatria dobbiamo mutuare il ruolo degli UFE (utenti familiari esperti )
Che in primis vogliamo provare ad essere cittadini attivi e poi volontari e operatori
Che il tema dell’Abitare è il tema che più provoca questo terremoto mentale e che su questo fronte :
a un progetto di Vita abbiniamo un sistema dell’abitare territoriale,in cui il concetto dell’abitare diffuso è guida alla creazione delle reti locali dell’abitare.
In cui il recupero di una cultura della mutualità e della solidarietà attraverso anche l’impiego delle nostre poche o tante risorse economiche, permetterà in collaborazione ad un volontariato che colora e migliora la sostenibilità dei progetti,lo sviluppo di nuovi spazi dell’Abitare
L’ ABITARE diffuso un percorso
Dalla solitudine alla condivisione
I Quattro poli dell’abitare,sono nati dalla consapevolezza che la sfida della Casa
per le persone con disabilità (ma non solo) possa essere vinta solo con un
lavoro di rete sui territori,in profondo Spirito di servizio reciproco tra le realtà
coinvolte .
Il modello di riferimento è un territorio delimitato nello spazio e nella storia locale,
in cui agiscono vari attori dell ’associazionismo della cooperazione e delle
fondazioni sviluppando coesione sociale fra i cittadini che vi abitano,con
particolare attenzione alle fasce deboli,in primis le persone disabili.
I poli mirano ad una dimensione che superi i confini territoriali,nel nostro
caso,della città di Milano,entrando in una logica di città metropolitana che può
facilitare le risposte alle persone disabili in questa grande area urbana.
I poli facilitano la rilevazione dei bisogni e la pianificazione delle risposte
possibili ,sviluppano collaborazioni fra le realtà dello stesso territorio,limitando “le
solitudini”dei cittadini e delle organizzazioni, evitando ciò che si sta
rilevando,cioè che la progettualità si sta sviluppando quasi esclusivamente sulla
disabilità medio lieve con caratteristiche relazionali .
Un Polo può trovare il coraggio anche di attivare progetti in rete per fasce più
complesse della disabilità creando sistemi di protezione economico/
organizzativi per la realtà del terzo settore che si candida ad essere referente del
progetto.
l’abitare diffuso
Nel polo si sviluppa il concetto dell
’albergo diffuso , modello mutuato dal
settore turistico :
l’ habitare sociale diffuso, in un territorio definito l’offerta abitativa è data da una
rete di residenze non ubicate nello stesso spazio ma collegate fra loro, con
stessi referenti amministrativi e gestionali.
Tale concetto nel mondo della disabilità ci permette di collegare fra loro realtà
abitative differenti (anche con pesi assistenziali diversi ) che si adattano al
progetto di vita degli inquilini creando economie di scala .
Nella riunione bimensile della rete Provinciale dell’habitare, le realtà trovano il
momento di analisi, formazione e riflessione metodologica sui temi legati alla
residenzialità e una visione macro dell’azione, nei poli il momento gestionale ,
progettuale locale, di accoglienza delle famiglie del territorio,di promozione del
volontariato .
Le proposte che nascono da queste aggregazioni territoriali,vanno riportate ai
tavoli dei pdz di riferimento,tale raccordo con i pdz è indispensabile per evitare
inutili sprechi di risorse e possibili sovrapposizioni .
“habitare diffuso ” prevede quindi una solida realtà territoriale di riferimento che
funge da capofila e coordinamento
1 una rete di abitazioni collegate css , microcomunità rsd
2 alcune associazioni e coop in ats
3 la definizione di un territorio di riferimento controllabile con spostamenti non
superiori ai 20 min auto
4 una fondazione di partecipazione che lavori sulla coesione sociale,la raccolta
fondi immobiliari e mobiliari a favore di tutta la rete degli stakeholders
cosa mettere in rete ?
1 le realtà che gestiscono o che vogliono gestire case su un determinato
territorio
2 l’associazionismo del territorio
3 i gruppi spontanei
4 le famiglie del territorio
5 le agenzie di aggregazione (parrocchie,centri sociali ecc)
6 il consiglio di zona/il pdz
. Per quale territorio ?
indicatori per definire il bacino territoriale :
– appartenenza allo stesso pdz o a pdz limitrofi
– valutazione della rete viaria e dei trasporti che possa permettere
una facilità di spostamenti
– un diametro del territorio non superiore ai km 6 per la città di Milano e 15 fuori
città
– una centrale operativa di coordinamento :
non è una sede fisica ma virtuale
(centrale perchè punto di riferimento della rete del territorio coordinamento
delle risorse sui servizi,definitore di accordi di collaborazione e utilizzo del
personale e delle risorse necessarie all’assistenza, fra le varie realtà della rete.
**un esempio: sarà la centrale che definito un bisogno casa individuerà la risorsa
di rete più vicina a cui chiedere l’invio del personale a domicilio,questo per i casi
delle persone che vivono da sole , invio che proviene dalla residenza più vicina
al domicilio del disabile
I punti di forza
economie di scala
miglioramento delle capacità di collaborazione della rete
maggior senso di sicurezza degli ospiti che vivono soli
comunicazione più incisiva della rete sul territorio
attuazione di un sistema della residenzialità territoriale
-formazione e reperimento del personale
queste funzioni vengono svolte dal punto di coordinamento per tutta la rete con
attenzione al benessere sia degli ospiti che dei lavoratori
-Trasporti
creazione d un servizio unico di trasporti sul territorio
Volontari
reperimento e formazione
Risorse immobiliari
Le criticità
necessità di un lavoro di fidelizzazione della rete e di definizione di chiari
protocolli di collaborazione gestionali e contabili
Governo della rete
creazione di una centrale di coordinamento verifica e progettazione su territorio
composta da tutti i portatori d’interesse dell’iniziativa
Dati città di milano :
zona centro ab 97.000
N 9+2 306.000
E 3+4 285.000
S 5+6 262.000
O 7+8 342.000
Le risorse mobiliari e immobiliari di un territorio
al fine di mettere al sicuro le risorse immobiliari e mobiliari della rete è necessaria
la creazione su territori limitrofi per un bacino di c.ca 140.000 abitanti di una
fondazione di prossimità che abbia come obiettivi :
•l’intestazione delle risorse immobiliari utili alla gestione dei servizi
•la promozione e la gestione della raccolta fondi pubblici e privati sia immobiliari
che mobiliari per la rete.
•L’eventuale gestione di amministrazioni di sostegno sul medio periodo in
attesa dei risultati del progetto regionale ads
I nodi da sciogliere :
L’operazione di fondazione Cariplo di sviluppare in regione lombardia un sistema
di fondazioni comunitarie legate a territori in media intorno ai 250000 abitanti
che ruolo vorrà giocare su sistema casa per le persone con disabilità ?
Rispetto al tema dei beni immobiliari e mobiliari ?
Si evidenzia il rischio che fondazioni territoriali per così tanti abitanti rischino di
non poter rispondere alle esigenze delle nostre famiglie e dei donatori in generali
di forte prossimità e possano diventare non centri di servizio ma di potere
La soluzione intermedia potrebbe essere di lasciare alle fondazioni comunitarie
l’ipotesi di ottimizzare il risparmio mobiliare dei donatori e delle famiglie delle
persone fragili e lasciare,per contribuire alla fidelizzazione dei cittadini ,la parte
immobiliare alle fondazioni di prossimità ,da inserire nel sistema territoriale degli
enti non profit che erogano servizi in rete con gli enti locali all’interno delle
programmazioni dei pdz su territori non superiori ai 100000 abitanti,quindi in
media per il nostro territorio,due distretti .
Elenco fondazioni comunitarie della provincia di milano
Fondazione Comunitaria Nord Milano
Tel 02 2484315
Fax 02 24301836
e-mail: info@fondazionenordmilano.org
web: http://www.fondazionenordmilano.org
? est milano probabilmente ubicata a trezzo d’adda
Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi Onlus
Tel. 0371 432726
e-mail: info@fondazionelodi.org
web: http://www.fondazionelodi.org
61 x 200000 abitanti
Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia Onlus
Tel. 0382 538795
Fax 0382 532854
e-mail: segreteria@fondazionepv.it
web: http://www.fondazionepv.it
500000 abitanti
Fondazione Comunitaria del Ticino Olona
Tel. e Fax 0331/442461
e-mail: info@fondazioneticinoolona.it
web: http://www.fondazioneticinoolona.it
54 comuni
Auguriamoci di continuare ad essere curiosi, attenti,leali e disponibili all’ascolto per evitare il rischio narrato in questa storia:
quindi per concludere…
c’era una volta…
il centro di salvataggio
In un paese …lontano…lungo una costa rocciosa, in un punto in cui i naufragi erano piuttosto frequenti, sorgeva un tempo un piccolo e sgangherato centro di salvataggio, costituito da un capanno e una sola barca.
A gestirlo c’erano poche persone, ma molto “attente”,
le quali sorvegliavano costantemente il mare e, senza troppo riguardo per la propria incolumità, erano pronte a sfidare coraggiosamente la tempesta al primo segnale di pericolo. Molte vite erano state salvate in questo modo e il centro divenne famoso.
A mano a mano che la fama aumentava, la gente della zona insistette per offrire la propria collaborazione a un’opera tanto preziosa.
Essi donarono tempo e denaro, tanto che il numero degli iscritti aumentò,
furono acquistate nuove barche i istruiti altri equipaggi.
La capanna stessa fu sostituita da un edificio confortevole,
in grado di provvedere alle necessità di coloro che venivano salvati e,
com’è prevedibile, dato che non tutti i giorni avviene un naufragio,
esso divenne un ritrovo popolare,
una specie di circolo sociale.
Col passere del tempo,
i soci furono sempre più impegnati con le attività ricreative, e sempre meno interessati alle operazioni di salvataggio, anche se sugli stemmi che portavano spiccava il motto originale. In realtà quando qualcuno veniva effettivamente salvato, era una gran seccatura, perché si trattava di gente sporca e malridotta, che insudiciava i mobili e i tappeti.
Ben presto le attività sociali del club divennero cosi numerose E quelle di salvataggio cosi scarse che durante una riunione ci fu una levata di scudi da parte di alcuni, i quali insistevano affinché si ritornasse allo scopo originale del centro.
La proposta fu messa ai voti e gli agitatori, che si rilevarono una piccolaminoranza,
furono invitati ad andarsene dal club
e crearne uno nuovo.
Ed è proprio quello che essi fecero, un po’ più avanti, lungo la costa,
con tanto altruismo e ardimento che, dopo poco, il loro eroismo li rese famosi.
Arrivarono cosi nuovi collaboratori,
la loro baracca fu ristrutturata… …
e il loro idealismo smorzato.
Se vi capita di passare da quelle parti,
troverete tutta una serie di circoli esclusivi disseminati lungo la costa.
Ciascuno di essi è giustamente fiero
Delle sue origini e delle sue tradizioni.
Da quelle parti avvengono ancora i naufragi, ma nessuno ci bada.
frammento di una relazione del Dott. Giorgio Schiappacasse
Dipartimento delle Dipendenze ASL 3 Genovese U.O. Ser.T. Centro Levante
Ho provato a raccontarvi storie ed emozioni che, sul tema dell’abitare, partono dal RIT (residenza integrata al territorio)che ho promosso con un gruppo di amici nel 1999, e che continua ne illab da gennaio 2011 custodendo una Storia e uno Stile di Servizio che a nostro parere fa la differenza .